La peste

C'est moi qui remplace la peste, s'écriait caligula, l'empereur dément. bientôt, la peste bruna déferlait sur l'Europe dans un grand bruit de bottes. La Francia fu soffocata dalle coutures de somme e de loire, da truppe di prigionieri, da milioni di barbelés fuggiti e da crésul mondo simbolico di Melville e Daniel Defoe, la pestilenza di questi giorni di morte, questa passione collettiva di un'Europa in tortura, détournée as oran de la mer et de sa mesure.La guerra enfatizza senza dubbio la segregazione, la malattia e l'insicurezza. ma non siamo forse ancora più o meno segregati, disillusi, esiliati, strappati come frutto della guerra? Di fronte alla sofferenza come alla morte, di fronte all'annientamento del ricordo - orphée cent fois repris - la peste si ripresenta nei nostri percorsi, ci impone la visione di un universo senza futuro.Un universo senza futuro, senza finalità, un mondo di ripetizioni e di estenuante monotonia, dove il dramma non riesce nemmeno ad apparire drammatico.non riesce ad apparire drammatico ed è intriso di un umorismo macabro, oU les hommes se définissent moins par leur démarche, il loro linguaggio e il loro peso della sedia che per i loro silenzi, le loro secrete ferite, i loro ombri portati e le loro reazioni ai problemi dell'esistenza.la peste è quindi, a seconda delle interpretazioni, la cronaca della resistenza o un romanzo della permanenza, il prolongement de l'etranger o un progrès sur l'etranger, il livre des damnés et des solitaires o il manuel du relatif et de la solidarité. - in tutti i casi, un'opera pasticciata e calcolata che Albert Camus ha fatto talvolta bene nel corso di sette difficili anni di gestazione, maturazione e redazione, intervallati dalle lotte della resistenza e del giornalista.