Retroscena

Con la Single Speed fino in Marrocco #4: tori selvaggi e anziani ancora più selvaggi

Dopo l'ultimo esame, Jonathan e Christoph decidono di andar fuori, alla scoperta del mondo. Non tutto-incluso sulle Isole Canarie, bensì senza-niente per il Marocco: solo con le loro Single Speed e bagagli leggeri. Qui raccontano la loro avventura. In questo episodio: dannati tori!

Tutte le strade portano a Roma, alcune anche in Marocco. Una particolarmente bella la troviamo da Barcellona in direzione sud: uscite veloci e salite ripide ci fanno dimenticare la stanchezza, dopo una serata movimentata e delle tappe difficili. Arrivati da alcuni parenti di Jonathan, ci godiamo un meritato giorno libero. Ma anche qui, cerchiamo di pianificare qualcosa per le nostre prossime tappe. Ciononostante ci ritroviamo il giorno dopo su un percorso non proprio adatto al nostro equipaggiamento.

E poi qui dobbiamo… aaaaaaaaaaahhh!!!
E poi qui dobbiamo… aaaaaaaaaaahhh!!!
Trova l’errore: Single Speed su una pista di ghiaia.
Trova l’errore: Single Speed su una pista di ghiaia.

I raggi sono rotti, la volontà non ancora

Si aggiungono ruote bucate e i raggi di Christoph che si rompono regolarmente dopo certe distanze. Tutto questo è un test per mettere alla prova la nostra volontà di resistere e andare avanti. Casualmente incontriamo un gruppo di francesi che si sono trasferiti un paio di anni prima in Spagna. Stanno facendo un pic-nic e si godono la bella vita tra tapas e Cava (una sorta di spumante spagnolo). Ci invitano, mentre facciamo uno dei numerosissimi pit stop di riparazione.

Un giro di Cava con Lilly e la sua famiglia.
Un giro di Cava con Lilly e la sua famiglia.

Lilly e la sua famiglia non facilitano il proseguimento del viaggio. Cosa fare? Dormire con i sacchi a pelo sulla spiaggia? – A proposito: abbiamo dei sacchi a pelo non utilizzati. Interesse? Contattaci! – O vendere le nostre biciclette e aprire un bar sulla spiaggia? Visto che almeno la ruota posteriore di Christoph non ci farà ricavare molto denaro e che vogliamo rimanere fissi sull’obiettivo nonostante le numerose tentazioni, ci muoviamo in direzione Valencia. Tuttavia, prima dell’arrivo, ci imbattiamo in altra inaspettata cultura spagnola.

Cava nel sangue, tori per strada

Arrivati in un piccolo paese, seguiamo buoni buoni la nostra rotta, fino a quando non ci troviamo davanti a una transenna in legno alta due metri. Ansiosi di arrivare a Valencia e con un po’ di Cava ancora nel sangue, Jonathan trova velocemente una soluzione: in qualche modo dobbiamo attraversare. Improvvisamente: gente che scorrazza su entrambi i lati, alcuni scavalcano la barriera e la strada continua alle spalle. Jonathan è determinato ad affrontare l'ostacolo prima che la gente del posto lo convinca a lasciar perdere. E giustamente. Perché poco tempo dopo la gente dall'altra parte salta oltre la barriera. La prossima volta sappiamo che frasi contenenti la parola «Torro» non sono necessariamente un invito a cena.

Ehm…ciao? Strada a senso unico! Ai tori di Pucol non importa.
Ehm…ciao? Strada a senso unico! Ai tori di Pucol non importa.
Per Jonathan non si tratta di un blocco, bensì di una sfida.
Per Jonathan non si tratta di un blocco, bensì di una sfida.

Valencia dimostra di essere molto più rilassata. Ci sono «Torro», ma non così presenti. Tuttavia, la mattina dopo siamo lieti di aver pianificato male, in senso positivo. Fedele al motto «cucito due volte dura di più», Valencia appare due volte come punto di partenza del nostro percorso. Così approfittiamo di un giorno e dimezziamo la nostra prossima tappa. A causa della mancanza di alternative (couchsurfing, ostelli, spiaggia remota) ci troviamo in un luogo dove per una volta siamo noi i meno amanti della danza e i primi ad andare a dormire.

Gli anziani si scatenano, Christoph tiene stretto il suo caffè.
Gli anziani si scatenano, Christoph tiene stretto il suo caffè.

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Quest'estate partiamo da Zurigo, ci cimentiamo con le bici fisse, corriamo sui passi di montagna e non ci fermiamo più finché non abbiamo raggiunto la spiaggia in Marocco.


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