
Retroscena
Bikepark Thunersee: una visione nell'Oberland Bernese
di Patrick Bardelli
Un tempo pensavo che molti ciclisti fossero dei gran cafoni senza rispetto per le regole. Da quando vado in bici, vedo le cose un po’ diversamente.
Primavera 2020: sto correndo nel bosco, immerso nei miei pensieri. Sono in uno stato di flow totale. Improvvisamente, dal nulla spunta un ciclista: mi si avvicina da dietro, in silenzio e a un pelo di distanza. Un attimo dopo scompare dietro la curva. Sono inorridito. C'è mancato poco! Se avessi fatto un passo a sinistra ci saremmo scontrati. Il solito gran cafone, penso mentre corro. Questi ciclisti non hanno proprio rispetto!
Primavera 2021: Sto pedalando in sella alla mia gravel bike, estremamente concentrato, con entrambe le mani sui freni. Qualche metro più avanti sul mio stesso sentiero, diversi cani giocano tra loro e si rincorrono, mentre le loro padrone e i loro padroni sono impegnati in una conversazione. Li supero a passo d'uomo. Poco più avanti, un gruppo di arzilli pensionati dai calzini rossi si sta facendo una passeggiatina. Dopo aver fatto notare la mia presenza, il gruppo di signori mi lascia passare. Nel frattempo una macchina mi sta venendo incontro anche se sarebbe vietato circolare in auto. Mi sposto sul prato sulla destra, così da farla passare. Poi ho davanti a me un gruppo di scuola materna con diversi passeggini e altrettanti bambini che si fermano a contemplare la natura. Scendo dalla bici e proseguo a piedi.
Posso finalmente pedalare liberamente. Ed ecco che mi avvicino silenziosamente da dietro a un uomo che sta correndo nel bosco. Sembra spaventato e percepisco il suo sguardo penetrante sulla mia nuca. Scusa, penso, mentre proseguo. Sulla via del ritorno, nel quartiere residenziale, da una strada laterale spunta un furgoncino Renault Kangoo con al volante uno di quei tipi che non hanno tempo da perdere e mi quasi viene un colpo. Certo, avrà fretta e starà andando al suo prossimo appuntamento. Ma stava per investirmi! Grazie a Dio avevo ancora le mani sui freni. Sono finalmente a casa e mi sento completamente esausto. Non tanto fisicamente, dopotutto ho percorso solo qualche chilometro, bensì soprattutto mentalmente.
Capisco che il tizio sul furgono avrà avuto una gran fretta. Ed essendo un amante dei cani, capisco che non puoi tenere il tuo tesorino a quattro zampe continuamente al guinzaglio. Ce l’ho anche io un cane. E quando faccio una passeggiata in mezzo alla natura, non voglio dover scrutare la zona con gli occhi a 360 gradi onde evitare ciclisti spericolati. È chiaro. E mentre corro non voglio pensare a niente. Liberare la mente è sempre stato uno dei più grandi benefici della corsa per me. E posso farlo solo se non devo preoccuparmi continuamente di essere investito.
Cani a passeggio, escursionisti, corridori – e ora anche i ciclisti. Mi basta pedalare per qualche chilometro per rendermi conto che non sono tanto i ciclisti ad essere senza rispetto, quanto piuttosto tutte queste persone con esigenze diverse che si scontrano continuamente in uno spazio così ristretto. Finché i ciclisti, gli escursionisti, i cani a passeggio e gli automobilisti usano gli stessi sentieri, il caos è inevitabile. La parola magica è «Unbundling». Sul lago di Thun, per esempio, è stato riconosciuto questo problema e gli escursionisti e i ciclisti ora percorrono sentieri separati.
Nelle aree densamente popolate, ci vorranno alcuni anni probabilmente prima che io possa togliere le mani dai freni e che il corridore possa lasciarsi andare ed entrare in uno stato di flow. Fino ad allora, il rispetto reciproco deve essere all'ordine del giorno. Forse la prossima volta potrei semplicemente fermarmi per qualche minuto a guardare i cani che giocano. E chiedere agli arzilli pensionati dai calzini rossi dove vanno. O forse troverò luoghi e sentieri poco battuti, liberi dallo stress da densità urbana. Anche questo sarebbe bello.
Da giornalista radiofonico a tester di prodotti e storyteller. Da corridore appassionato a novellino di gravel bike e cultore del fitness con bilancieri e manubri. Chissà dove mi porterà il prossimo viaggio.