

La cartella da sfoggiare a scuola
Riparte il delirio del Back to School e le famiglie iniziano già a prendere d’assalto i negozi per acquistare tutto il necessario per la prole procinta ad iniziare la prima elementare. Molti genitori puntano su un’unica marca che oggi è il top, il non plus ultra, la Cartella con la «C» maiuscola, mentre solo trent’anni fa in Svizzera interna andava per la maggiore la classica cartella con la pelle di mucca e in Ticino il mitico Invicta.
In una calda giornata di primavera del 1985, mi siedo nervosamente nell'aula magna in attesa di ricevere il mio regalo di benvenuto come bambino di prima elementare. Davanti a me c'è la mia cartella in cuoio e pelle di mucca. Le due fibbie riflettenti brillano alla luce del sole. Mi sento molto orgoglioso. Fiero di me, fiero di poter finalmente andare a scuola e fiero della mia adorata cartella. Il fatto che quasi tutti i miei compagni e compagne di classe ne hanno una praticamente identica non cambia nulla.
Col passare degli anni questa classica cartella è stata sostituita da modelli più moderni, ma la si trova ancora. È disponibile anche da noi in negozio.

Dopo la terza elementare, l'orgoglio per la cartella in pelle di mucca improvvisamente svanì. Non era più così cool. Bisognava prendere un nuovo zaino nuovo, un Invicta.

Se la cartella in pelle di mucca era perdurata per tre anni, lo zaino di scuola veniva sostituito a intervalli sempre più brevi. L’Invicta è stato sostituito da uno zaino Salomon.

Ma si dà il caso che a un certo punto il Salomon non fosse più in voga, ragion per cui presto sono passato all’Eastpak.

E poi, attorno ai 15 anni, la svolta: mia madre è danese e spesso andavamo in vacanza nel suo paese d’origine; era il 1993 quando comprai uno zaino Fjällräven per la prima volta, molto prima che diventasse un prodotto di moda e di massa. Questo zainetto da vichingo mi ha accompagnato durante tutti gli anni del liceo, anche se non riuscivo a infilarci nemmeno un cosiddetto «Classeur» (raccoglitore ad anelli).

Uno zaino che avrebbe fatto invidia a qualsiasi scalatore dell'Everest cinquant’anni fa
Tra poco più di due mesi, decine di migliaia di bambine e bambini inizieranno la loro carriera scolastica con la stessa emozione che provavo io quasi quarant’anni fa. Ma non ci saranno più cartelle in pelle di mucca, e se ci saranno, saranno pochissime. Oggi dominano gli zaini high-tech in tutti i possibili colori. La maggior parte dei genitori che si sono confrontati con questa tematica negli ultimi anni, probabilmente può confermarvi questo delirio da cartella. Innanzitutto, non c'è quasi modo di aggirare determinati marchi. Inoltre, stranamente, i marchi che detengono il monopolio purtroppo sono tutt'altro che economici.
Parliamo chiaro, il marchio è uno solo e si chiama Ergobag. Sia mia figlia che mio figlio hanno un Ergobag, ma non sono i soli. Sembra che anche il 99% dei loro compagni e compagne di classe ne abbia uno. Ovviamente, è disponibile anche da noi in negozio. Purtroppo, non lavoravo ancora per Galaxus quando hanno iniziato la scuola, altrimenti avrei almeno potuto usufruire dello sconto per dipendenti. Per uno zaino del genere dovrai sborsare circa 300 franchi. Ma aspetta, cosa intendi per zaino? Prendiamo ad esempio il modello «KoBärnikus».
Il set di cinque pezzi consiste in una cartella, un sacco da ginnastica, un set di adesivi in velcro e due astucci. Ma non è tutto! Lo zaino vanta un solido telaio in alluminio, uno schienale regolabile in altezza e imbottitura traspirante, e una fascia toracica anch’essa regolabile – qualità che avrebbero fatto invidia a qualsiasi scalatore dell'Everest cinquant’anni fa. La cosa migliore? Lo zaino cresce con la prole grazie alla regolazione graduale dell’altezza dello schienale. E secondo la descrizione del prodotto, «l'interno offre una disposizione chiara così da trovare tutto anche se si è disordinati». Mi spiace, ma mi tocca dissentire con veemenza. Nessuna cartella, per quanto sofisticata possa essere, riuscirebbe a offrire a mio figlio una «disposizione chiara».
Purtroppo, con gli anni si cresce e si cambia anche il gusto
Ora, si potrebbe obiettare dicendo che 300 franchi per uno zaino che cresce con la prole e nella migliore delle ipotesi la accompagna fino alle superiori non è poi così costoso. Inoltre, acquistandolo, si dà un contributo all’ambiente visto che l’Ergobag è realizzato al 100% in PET riciclato. Peccato solo che all'età di dodici anni solo poche bambine e bambini trovino ancora belli gli stessi motivi e colori che amavano quando avevano iniziato la scuola. Tuttavia, bisogna riconoscere che Ergobag ha il merito di non aver esagerato con i cliché di genere. Naturalmente, offre cartelle in tonalità di rosso e rosa o verde e blu. Ma lo stile e i motivi sono piuttosto universali.
Se i modelli Ergobag ti sembrano troppo costosi, puoi anche optare per le alternative più economiche come Step by Step o Funki. A mio parere, esteticamente, non hanno nulla da invidiare all’Ergobag.
Esperta di marketing: «Le persone devono poter esprimere la propria individualità»
La domanda è come Ergobag sia riuscito ad assicurarsi praticamente il monopolio. L'esperta di marketing e comunicazione Tamara Alù (35) cita quattro criteri essenziali: «Da un lato il marchio deve offrire un prodotto che sappia distinguersi grazie ad almeno una o più caratteristiche; dall'altro, un buon marchio è sostenuto da una buona immagine e chi acquista deve fidarsi dell’azienda»; infine, tra marchio e acquirente deve svilupparsi una relazione emotiva. Il quarto punto è che il marchio deve essere credibile e autentico. «In un mondo sempre più digitale e quindi globale, lo storytelling e la creazione di contenuti coinvolgenti stanno diventando sempre più importanti», aggiunge Alù con convinzione. Anche i social media e di conseguenza gli influencer giocano un ruolo sempre più importante. Una volta ciò che era «in» o appunto «out» era piuttosto localizzato. «Con la digitalizzazione, le tendenze si diffondono molto più rapidamente coprendo un raggio mondo più esteso».

Ma pur soddisfacendo tutti questi criteri, non è detto che il marchio abbia successo. Qual è il fattore decisivo? Tamara Alù: «Potrebbe sembrare banale, ma la cosa più importante sono le emozioni e le esperienze. Le persone devono poter esprimere la propria individualità. Se un marchio riesce fare questo, allora sarà di moda». Ma com’è possibile che un marchio super famoso possa uscire di scena fino ad essere considerato fuori moda? «La durata di vita di un prodotto è molto più breve rispetto a venti o trent’anni fa. Le innovazioni e le nuove creazioni escono sul mercato a intervalli sempre più brevi», spiega l’esperta di marketing.
Quando la cartella è più grande di tua figlia
Ricordo ancora esattamente quando mio figlio e mia figlia si sono seduti per la prima volta ai loro banchi di scuola, con quelle cartelle troppo grandi sulle loro spalle. Inevitabilmente, provavo pena per loro e pensavo che da un momento all’altro sarebbero potuti crollare sotto il peso dei loro stessi zaini. Oggi, dopo due o tre anni, posso dire che le scuole primarie hanno dato il via libera alla digitalizzazione. In altre parole, il numero di quaderni e libri di testo è diminuito drasticamente rispetto a trent’anni fa, soprattutto perché spesso i compiti vengono svolti su fogli singoli. Sono curioso di vedere quanto a lungo si godranno i loro Ergobag e quali zaini alla moda sostituiranno le loro prime cartelle. Chissà, forse il prossimo zaino sarà un Fila? Mi sto preparando a tutto.

Doppiamente papà, terzogenito, fungiatt, pescatore, danese per metà, spettatore hardcore e campione di gaffe.